Screenshot tratto dal film. Copyright: Media 8 Entertainment, Digital Site Corporation. |
Trama.
La giovane studentessa americana Abby (Britanny Murphy), abbandonata dal suo fidanzato Ethan, si ritrova sola e demotivata a Tokyo. Scontenta del proprio lavoro in uno studio legale giapponese, trova sotto casa in un Ramenya (un ristorante di spaghetti in brodo) un motivo per rimanere a Tokyo: imparare a fare i Ramen così da poter dare gioia ed emozione alle persone come ne ha provata lei assaporando gli spaghetti in brodo del cuoco Maezumi (Toshiyuki Nishida) proprietario insieme alla moglie del ristorantino. Comincia, allora, una lunga opera di convincimento nei confronti del burbero chef per farsi insegnare l’antica arte del Ramen. Abby insegue così il suo nuovo obiettivo, scoprendo più di quanto non possa immaginare, compreso un nuovo amore.
Carinissimo film americano che entra nella cultura nipponica attraverso la sua cucina come molti altri hanno fatto attraverso le arti marziali (es. Karate Kid). Il Ramen assurge a simbolo della cultura che lo ha perfezionato negli anni con dedizione e disciplina ma soprattutto con l'amore. Questo ci vuole dire il regista Robert Allam Ackermann con questa simpatica pellicola.
C'è molto della cultura giapponese e della sua cucina in questo film. Primo fra tutti il rispetto: per le persone, per gli oggetti, per il cibo. In questo mondo sempre più veloce ci stiamo dimenticando che per le cose buone e vere ci vuole tempo e passione oltre a una buona dose di caparbietà. Tutto questo cerca di insegnare lo chef Maezumi ad Abby che invece vorrebbe fare tutto subito da buona americana. In fondo dare a qualcuno del cibo buono non significa solo farlo stare bene ma fargli implicitamente una promessa di un felice compimento del suo essere: ti nutro perchè tu possa continuare a essere, grazie anche a me, una persona più felice. Consumiamo così tante volte un pasto da dimenticarci tutto questo. La frase いただきます itadakimasu detta dal giapponese prima di mangiare significa letteralmente "io (cortesemente) ricevo". Come a dire: ricevo questo cibo perchè qualcuno lo ha coltivato, o un animale si è sacrificato affinchè io lo ricevessi e qualcuno lo ha cotto per me con amore.
Abby non parla giapponese ma vuole trasmettere emozioni e il Ramen è il veicolo per farlo. Anche Maezumi non parla inglese. L'unica lingua per capirsi è proprio l'emozione che scaturisce dai due protagonisti e dal Ramen che li unisce.
Un film davvero godibile anche se non un capolavoro ma che saprà far capire qualcosa in più a chi non conosce questa fantastica cultura e un piccolo tuffo al cuore per chi invece è già stato in quei luoghi e in quelle locande tradizionali ha assaporato il vero Ramen!
Non voglio fare spoiler e quindi lascio a voi ulteriori commenti.